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Palazzo Pilotta

Palazzo Pilotta: simbolo del potere dei Farnese

La Pilotta, concepita come edificio destinato ai servizi della corte atto ad integrare il Palazzo Ducale, è un vasto complesso di corpi alla cui erezione lavorarono più architetti ed in periodi diversi. La costruzione ebbe inizio con ogni probabilità prima del 1583 con l’edificazione del “Corridore”, cioè di un “braccio” che si estendeva da levante a ponente (oggi occupato dalla Galleria Petitot della Biblioteca Palatina), un camminamento coperto che collegava l’antica Rocca Viscontea ad un nucleo di case occupate dai Farnese al loro arrivo a Parma. I lavori, interrotti con la morte del Duca Ottavio (1586), ripresero nei primi mesi del 1602 sotto Ranuccio I, amante di costruzioni grandiose e severe atte ad affermare la sua potenza e furono terminati nel 1611, lasciando la fabbrica nello stato di incompiutezza senza aver realizzato l’imponente facciata verso la “Ghiaia”.

Morto Ranuccio il, il cardinale Ottavio Farnese chiamò da Roma Gerolamo Rainaldi perché coadiuvasse l’architetto Battistelli, ma i lavori attorno alla fabbrica non progredirono. Sul lato nord/est la costruzione degli edifici sorse a fianco del convento dei domenicani e della preesistente chiesa gotica di S. Pietro Martire, che invano i Farnese tentarono di demolire e il voluminoso palazzo si chiuse così attorno a tre grandi cortili detti della Pilotta o di San Pietro Martire, del Guazzatoio e della Rocchetta. La monumentale scala a forbice, coperta da cupola ottagonale che porta al Museo d’Antichità e al primo piano, dove hanno ingresso il Teatro Farnese e la Galleria Nazionale, nonché la Biblioteca Palatina è il primo esempio in Italia di scalone “imperiale”. Interventi importanti sotto forma di restauri e ristrutturazione interne al Palazzo Pilotta si sono avuti tra il 1822-24 sotto la direzione di Nicola Bettoli, coadiuvato da Paolo Toschi. Il 13 Maggio 1944 un terrificante bombardamento distrusse gran parte delle ali sud e ovest, compreso il Teatro Farnese, che furono ricostruite negli anni immediatamente successivi alla fine del conflitto.

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