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Biblioteca palatina

Cultura e storia del territorio

La Biblioteca Palatina di Parma fu fondata il primo agosto 1761 da don Filippo di Borbone, duca di Parma, Piacenza e Guastalla e possiede importanti fondi antichi manoscritti e a stampa ed ha prevalentemente indirizzo storico umanistico. Attualmente dipende dal Ministero per i beni e le attività culturali e raccoglie e conserva la produzione editoriale italiana nazionale e, attraverso il deposito obbligatorio degli stampati, anche la produzione locale. Tra i suoi fondi più significativi vanno ricordati il Fondo parmense che costituisce indubbiamente l’insieme più cospicuo di raccolte della Biblioteca. Di questo nucleo iniziale non si può non menzionare il fondo spagnolo del Siglo de oro: la raccolta di opere di Lope de Vega e Comedias de diferentes autores. Nel 1828 la sovrana Maria Luigia acquistava dall’incisore e pittore Paolo Toschi, per donarla alla biblioteca, la raccolta Ortalli di stampe e disegni, comprendente 40.000 incisioni a testimonianza dell’arte europea dei secoli XV-XIX .

A questo corpus di incisioni si aggiunsero in seguito nove volumi di ritratti francesi raccolti da Pietro Antonio Martini, e i 1067 pezzi della Raccolta Balestra. L’incremento più cospicuo si ebbe poi con l’acquisizione, voluta dal governo italiano nel 1865 del Fondo Palatino, che comprendente 1034 manoscritti, molti dei quali miniati, di provenienza italiana, francese e fiamminga, 349 incunaboli, e circa trentamila volumi dei secoli XVI-XIX. Di notevole interesse è anche la raccolta delle Miscellanee erudite (in folio, in 4°, in 8°), raccolta di opuscoli stampati prevalentemente nel Ducato, dal XVI al XIX secolo. Il Fondo Ferrarini, lascito di Mario Ferrarini musicologo e studioso di letteratura drammatica, il Fondo Mansueto Tarchioni e un terzo Fondo, detto misto, meno conosciuto e meno cospicuo degli altri due, che raccoglie circa quattrocento codici.

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